Liberal democratici
Un’occasione che non possiamo sprecare

Alcuni fra noi erano convinti che due congressi nazionali del Pri avessero posto all’ordine del giorno il progetto liberal democratico per nascondere l’umiliazione subita nell’alleanza politica con Berlusconi. Costoro, invece di far pubblica ammenda e chiedere scusa per la straordinaria incapacità analitica, ancora pensano di intimidire gli organismi del partito con minacce e farneticazioni. Eppure la verità è semplice e cristallina. Dal 1989 il partito repubblicano ha lavorato per costruire il polo che manca all’Italia, non il fantomatico “terzo polo”, ma il polo liberal democratico. Lo stesso che avrebbe voluto vedere sorgere Giovanni Amendola per opporsi al fascismo che stava mettendo in ginocchio il Paese nel secondo decennio del secolo scorso. Amendola vedeva bene perché popolari e socialisti non sono stati comunque in grado di assicurare quel benessere e quella prosperità all’Europa che era lecito aspettarsi all’indomani della caduta dei sistemi totalitari. Solo un Tartufo degno della commedia di Molière può poi lamentarsi che il patto di stabilità, magari sottoscritto da lui in persona, “sia stupido”. Il problema europeo che abbiamo di fronte non è il patto di stabilità, una semplice convenzione, ma il debito dei paesi membri. Iniziamo ad abbattere questo debito e riscriviamo il patto di stabilità. Purtroppo per riscrivere il patto di stabilità, come per abbattere il debito che pesa sulle nostre economie, socialisti e popolari non sono credibili: servono le forze liberali. le sole consapevoli in tutti questi anni della necessità di ridurre le spese e gli sprechi che gravano sulla pubblica amministrazione come della necessità delle riforme. E’ vero, in Germania i socialisti hanno fatto le riforme prima dei liberali, ora però, tornati al governo, se le stanno rimangiando. Gli sviluppi dell’accordo sul salario minimo fra Spd e Cdu di questi giorni potranno mettere in crisi anche le prospettive di crescita della Germania e incidere negativamente sul dramma della disoccupazione. In Italia Renzi è impegnato in uno sforzo riformatore degno di attenzione, ma a parte la bontà dei mezzi scelti, discutibili, c’è da chiedersi se il giovane premier avrà le forze sufficienti. Se il suo partito, che ha confermato l’ adesione al Pse, ed è già pressato da Tsypras, sarà disposto a sostenere un tale vasto piano di ammodernamento dello Stato che colpisce in primis se stesso. Solo il successo di un’area liberale potrà in Europa ed in Italia realizzare le promesse insoddisfatte sulla spesa e le riforme. La ragione è semplice, noi non abbiamo niente da perdere. I Liberal democratici non hanno clientele, non hanno penetrato la pubblica amministrazione con il loro personale politico, abbiamo anche pochi o nessun senatore. Però dobbiamo crescere fin da subito perché se tutto si ridurrà, come si vorrebbe, ad una sfida fra popolari e socialisti, con la sola variante grillina che semplicemente vorrebbe mollare l’euro ,ecco che l’ennesima occasione sarebbe sprecata. Ci è voluto un belga, come Guy Verhofstad per dare un’opportunità al rattrappito mondo liberal democratico italiano, tutto preso com’era dai suoi personalismi miopi e dai suoi risentimenti. Pensiamo bene a cosa vogliamo fare in queste elezioni, perché a furia di stare alla finestra, finiremo con il restarci a vita.

Roma, 7 aprile 2014